Così come volevasi dimostrare, nel convegno di sabato 15 e domenica 16 settembre tenutosi a "La Principessa" di Campora S.G., si è sancito il ritrovamento di Temesa tra Campora S.G. e Serra d'Aiello, così come è già avvenuto con la conferma del ritrovamento di Terina a Sant'Eufemia Vetere.
Ma di Nocera che rimane?? cosa c'era sul Piano?? forse è arrivato seriamente il momento di riflettere un po tutti, cosa ne sarà della nostra storia?? del nostro passato?? forse non mai come ora i noceresi dovrebbero avere uno scatto di orgoglio e ritrovarsi tutti a difendere le nostri origini.
Ecco i trionfali articoli apparsi sul Quotidiano di Calabria (edizione di Cosenza e provincia) di sabato 15, Domenica 16 e Lunedì 17 settembre
Amantea. Luminari a confronto sull’antica città
La verità su Temesa
AMANTEA - E' l'assise scientifica che dirà la parola fine sulla presenza di Temesa nell'area che si estende da Campora San Giovanni a Serra d'Aiello.
Dopo 25 anni dal primo convegno, voluto dal professor Gianfranco Maddoli, dell'Università di Perugia, del quale furono pubblicati gli atti, sulla possibile esistenza dell'antica città omerica proprio nel territorio in argomento, tesi basata più che altro su studi storici e topografici, si arriverà, si spera, in questa due giorni di intenso lavoro, alla definizione scientifica della vicenda “temesiana”, questa volta alla luce di innumerevoli ritrovamenti archeologici avvenuti in questi anni. Alcuni di questi, di enorme valore scientifico, che hanno impegnato la soprintendenza regionale ai Beni Archeologici, oltre al benemerito gruppo archeologico Alybas di Serra d'Aiello, in un approfondito studio dei reperti. I siti di “Camporella” e di “Cozzo Piano Grande” hanno, senza soluzione di continuità, restituito alle popolazioni di Campora e Serra, oltre che al patrimonio archeologico mondiale, segni della storia antichissima di questo territorio, del quale, durante l'evento che si terrà oggi e domani, presso il centro congressi “La Principessa” di Campora, si darà lustro anche oltre al valore segnatamente storico. C'era quasi emozione nelle parole del sindaco di Amantea, Franco Tonnara, quando ieri mattina ha esternato, davanti ai giornalisti, le aspettative della città. Ma Tonnara, che ha anche assicurato che gli atti del convegno in partenza stamattina saranno pubblicati a cura della città di Amantea, pensa alla costituzione del museo archeologico di Campora, anche e soprattutto per le sollecitazioni che arrivano dall'attuale assessore Vadacchino, che non a caso ha una specifica delega all'Archeologia, caso più unico che raro nella nostra Regione.
C'è, dunque un'attesa fortissima, di capire e di vedere acclarato il “pensiero prevalente” che oramai corre tra l'opinione pubblica. Le campagne di scavi, condotte in questi anni con passione e competenza scientifica dal dottor Fabrizio Mollo, sotto il coordinamento della Soprintentendenza ai Beni Archeologici della Calabria, hanno, nella sostanza, fornito moltissimo per porre finalmente certezza sulla presenza dell'antica e ricca città omerica, in questo luogo tra collina e mare, che guarda, ogni giorno, da migliaia di anni, le vicine isole Eolie, già in quel tempo legate alle costa camporese per l'intensa lavorazione dell'ossidiana. A porre “diagnosi”, per l'occasione, sono stati chiamati i più grandi esperti della materia, che in tutti questi anni hanno speso moltissimo nello studio di questa parte di terra calabrese. Tra gli altri i professori Gioacchino Francesco La Torre e Maria Catalbiano Grazia Salamone, dell'Università di Messina, Vincenzo Tinè, del Museo Pigorini di Roma, Marco Pacciarelli, Alfonso Mele e Giovanna Greco dell'Università di Napoli, Luigi La Rocca, della Soprintendenza dei Beni Archeologici di Salerno, Giovanna De Sensi Sestito e Giampiero Givigliano, dell'Università di Cosenza, Roberto Spadea, Rossella Agostino, Fabrizio Mollo, Eugenio Donato e Gregorio Aversa, della Soprintendenza Beni Archeologici della Calabria e Francesco Cuteri dell'Università di Reggio Calabria. Le conclusioni del simposio saranno affidate al professor Maurizio Gualtieri dell'Università di Perugia.
L'importantisso evento, che è patrocinato dalla stessa Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, dall'Università degli Studi di Messina e dal Comune di Amantea, assume, a questo punto, un valore storicoscientifico indiscutibile, e produrrà elementi utili a riaggiornare, a livello internazionale, molti manuali dell'archeologia e della storia antica.
s. m.
La continuazione nell'articolo apparso sul Quotidiano di Calabria (edizione di Cosenza e provincia) di Domenica 16 settembre
Amantea. Il sindaco Tonnara amareggiato per l’assenza delle istituzioni
Sempre più vicina la verità su Temesa
AMANTEA – Si è aperta con una nota polemica la due giorni di studio su Temesa, la città Omerica che aspetta, oramai da 25 anni, di trovare ubicazione certa. E proprio il simposio di questi giorni tenterà di trovare verità e restituire alle popolazioni di Campora San Giovanni e Serra d’Aiello, una storia millenaria.
Si tratta, dunque, di un avvenimento dal valore scientifico indiscutibile. E proprio in riferimento a questa questione, l’assenza delle autorità politiche, a tutti i livelli istituzionali, ha amareggiato il sindaco Franco Tonnara. «E’ una situazione che mi lascia perplesso - ha affermato.
Credo che non si sia compreso appieno il generale valore di questo avvenimento, che potrebbe restituire non solo a questo territorio ma alla Calabria e al patrimonio storico e archeologico mondiale, la antica città di Temesa, così conosciuta in quel tempo e così ignorata dalle istituzioni oggi».
Un richiamo forte, dunque, a chi non ha inteso essere presente alla prima giornata di lavori, così come aveva promesso. Intenso anche l’intervento del sindaco di Serra d’Aiello, Antonio Cuglietta, che, riferendosi al territorio interessato dall’urbanizzazione diffusa di Temesa, ha fatto comprendere come le comunità di Amantea, Campora, Serra d’Aiello, Cleto e Aiello Calabro, siano, nella sostanza, tutte “temesane”.
Interessante anche l’intervento di Demetrio Metallo, presidente della sezione cosentina Turismo di Confindustria, che ha parlato della «cultura come un altro dei fattori fondamentali nella stessa lotta alle organizzazioni criminali che soffocano lo sviluppo della nostra regione».
Affrontato, subito dopo, il nocciolo della questione, che è quello della definizione del luogo di ubicazione dell’antica città mineraria di Temesa. I numerosi interventi, in effetti, hanno fatto comprendere come, a differenza di 25 anni fa, quando la questione fu affrontata dal professor Gianfranco Maddoli, dell’Università di Perugia, ora le possibilità di accertare il luogo di pertinenza dell’insediamento temesano siano notevolmente aumentate, in relazione alle numerose e importanti scoperte archeologiche avvenute negli ultimi anni.
«Intanto - ha detto in sintesi il professor Gioacchino Francesco La Torre - appare banale parlare di un sito unico. Si tratta di un’ampia area con diversi insediamenti, posta tra due approdi praticabili, quali i fiumi Olivo e Savuto, capaci di agevolare l’arrivo di navi da ogni luogo del mediterraneo, tanto da far diventare Temesa uno dei principali snodi regionali di comunicazione». Tuttavia lo stesso professor La Torre è apparso ancora prudente e desideroso di conoscere le conclusioni collegiali del convegno. Meno cauto, invece, è sembrato il dottor Fabrizio Mollo, che in questi anni ha condotto tutte le campagne di scavi realizzate sul territorio. «Da sottolineare - ha affermato in conclusione del suo atteso intervento - che gli ultimi ritrovamenti effettuati ribadiscono la valenza emporica di Temesa, crocevia culturale e snodo strategico in questa area del Tirreno». Una tesi sulla quale si spera si possa trovare definitivo conforto negli atti conclusivi della due giorni in corso.
E per finire l'articolo apparso sul Quotidiano di Calabria (edizione di Cosenza e provincia) di Lunedì 17 settembre
Sciolti i dubbi sull'antica Temesa
“Questo convegno ha segnato, senza dubbio, come credo si proponesse, un nuovo punto di partenza per la futura ricerca, orientata, in relazione alla ricchezza delle relazioni archeologiche e storiche prodotte, su un binario ormai ben segnato, che vede Temesa posta nell’area che va da Campora San Giovanni, a Serra d’Aiello fino a Nocera Terinese. Ma, nonostante ciò, neanche questa volta possiamo celebrarne il battesimo”.
Sono le parole del professor Maurizio Gualtieri, che ha curato la relazione conclusiva dell’importantissimo convegno, tenutosi a Campora tra sabato e domenica scorsi.
”Temesa 2”, com’è stata felicemente denominata la due giorni di studi appena conclusa, dopo il primo convegno del 1981, voluto dal professor Gianfranco Maddoli, finirà per rimanere nella storia dell’archeologia italiana e mondiale.
Le relazioni degli scienziati presenti, chiamati a far luce sulla teoria “prevalente” circa il posizionamento dell’antica città mineraria cantata da Omero nell’Odissea, costituiscono un volume di informazione sbalorditivo, che ha in alcuni casi sorpreso gli stessi scienziati. Ecco perché il professor La Torre, a conclusione dei lavori, ha assicurato che gli atti del convegno verranno pubblicati agli inizi del prossimo anno “perché rappresentano una tappa fondamentale per poter consentire l’ampliamento delle ricerche in futuro”.
È inutile cercare Temesa da altre parti, bisogna continuare a scavare tra i fiumi Oliva e Savuto. E’ qui che per centinaia di anni, i temesani hanno vissuto, vivendo essenzialmente di commercio e, ancor più, della lavorazione di metalli, nella maggior parte dei casi provenienti da altri siti minerari. Non bisogna, tuttavia, e in particolare per la prima parte della sua storia, pensare ad una Temesa realizzata come centro urbano, ma a un insieme di insediamenti di medie dimensioni, probabilmente strutturati in modo tribale e capaci in ogni caso di monetizzare i loro scambi commerciali per trarne relativa ricchezza. Anche politicamente le sue vicissitudini risultano essere alterne e contrapposte a quelle della vicina Terina.
Due centri importantissimi, legati alternativamente a Locri e a Crotone. Ma sulla questione e sulle conclusioni che si possono trarre da queste due giorni, sembrano illuminati proprio le parole del professor Gioacchino Francesco La Torre.
“Oggi ella storia di Temesa se ne sa molto di più del convegno celebratosi nel 1981.
Temesa o quello che noi immaginiamo ci sia dietro a questo nome, cioè una città che ha avuto una storia urbana continua ma un territorio che ha avuto dei momenti di particolare rilevanza, però conforme di aggregazioni diverse, è sicuramente ubicabile nel territorio che va dal fiume Olivo al Savuto. Anche gli storici mi sembrano convinti ormai di questa nostra interpretazione. E’ tempo che si ragioni in un ottica territoriale, e che si elaborino, sinergicamente, attraverso l’impegno delle città coinvolte, progetti di ricerca comuni e finanziabili per riportare alla luce quanto Temesa ha lasciato”. A queste parole si aggiungono quelle convinte del dottor Fabrizio Mollo, l’uomo e lo studioso che in tutti questi anni ha condotto le campagne di scavo realizzate sul territorio “temevano”.
“La ricerca archeologica, ha dichiarato, è sempre in progresso e non potrà mai dire la parola fine a certe problematiche. Devo dire però, che la discussione che si è sviluppata in questi due giorni, ormai dimostra in manieri inequivocabile come questo bacino, che va da Campora a Serra d’Aiello e, nella fase più tarda, anche verso Nocera Terinese, è senza dubbio l’area di pertinenza di Temesa.
Scritto da Salvatore Muoio - "Il Quotidiano della Calabria" del 17/09/2007