Un arrivederci alla prossima puntata!!!
IL TERINEO
Terzo di statere | |
Ninfa Terina, sotto triscele | Nike seduta su cippo |
Le prime monete presentano al dritto una testa femminile, le ninfa Terina, con la scritta "TEPINA" in alfabeto greco. Al rovescio una figura femminile alata, Nike, in piedi. L'iscrizione è "NIKA". Il disegno è di tipo arcaico come anche l'alfabeto usato.
Una seconda fase di monete, probabilmente da ascrivere alla seconda metà dello stesso secolo, presentano al diritto lo stesso tipo mentre al rovescio la Nike è ora seduta su un cippo. L'iscrizione recita ora TEPINAIΩN, il genitivo plurale del nome degli abitanti. Alcune monete hanno la firma dell'incisore ΦΙΛΙΣ.
Le monete di Terina sono al pari, come eleganza, alle migliori monete greche [1] A parte la moneta, c'è da dire che molti studiosi, però, hanno scovato negli anni validi elementi per poter dire che Terina, in realtà, è situata sotto il cosiddetto "Piano di Tirena", nel comune di Nocera Terinese, piccolo paesino che si affaccia sul Tirreno catanzarese. Le due scuole di pensiero, quella che colloca Terina verso Santa Eufemia e quelli che invece la collocano a Nocera terinese, si "sfidano" da decenni. Sembra, però, che negli ultimi tempi, indizi solidi diano ragione ai secondi, convinti che Terina sia sotto l'attula "Piano di Tirena", come tendono a dimostrare diversi libri recentemente pubblicati.
Tra tanti diverbi, tra mille e mille elucubrazioni, tra lo spuntare di sogni non realizzati, tra visioni simili a quelle che subisce chi sta per crepare di sete in un deserto, è finalmente conclusa la 2 giorni del convegno su Temesa e Terina presso l'hotel la principessa di Campora San Giovanni(15 e 16 settembre), una 2 giorni che, alla fin fine, fondamentalmente, su parecchi e numerosi punti, ha conferito piena ragione alle insindacabili tesi trattate dal nostro Adriano Macchione sulla sua "Bibbia di Nocera Terinese" (copio un pò e forse lo rifarò ancora nel corso di questa mia scrittura). un grosso calibro, un illustre archeologo presente al convegno, ha letteralmente controbattuto le tematiche mandate in onda dai....soliti.....congiurati e, dunque, ad evitare di dilungarmi, dal nulla, senza conoscere il nostro Adriano, senza mai aver letto il suo libro su Terina-Temesa-Nucria, ha avvalorato in pieno ed in assoluto quanto sostenuto da Adriano stesso in modo topografico, geometrico, algebrico, matematico, geografico, storico, archeologico....orologico.....tramandativo ecc. ecc. ecc. il prof. Spadea non e' riuscito a dire nulla di nuovo mentre la prof.ssa De Sensi Sestito ha raccontato ancora una volta le sue noiose favolette.............. disperata quantomai nel poter ricercare quell'inesistente qualcosa di solido per poterci rubare Terina come tanto ardentemente desidera.....proprio lei che si arroga il diritto di vestire i panni sacerdotali battezzando uno scheletro di donna come la principessa di Temesa, dicendo, nei convegni di Lamezia, che Temesa era sul Piano di Terina, Terina a Santa Eufemia Vetere.......per poi ribaltare queste invenzioni quando partecipa a convegni in provincia di Cosenza dove garantisce che Temesa era a Campora-Serraiello, Terina a Lamezia e....Nocera Terinese.....in pasto ai cani !!!!!!!!!!!!!!!!!
nel frattempo dai cofanetti di tanti appassionati di storia ed archeologia spuntano fuori altre notizie che, guarda caso, supportano sempre e sempre di più le inviolabili verità storiche di Adriano Macchione e qui di seguito ne riporto qualcuna:
-----le famose "mattonate" che quel grande esperto (??) del Lenormant aveva indicato si trovassero sull'odierno "piano del casale" di Nocera, in realtà si trovano vicino a Scalea, in provincia di Cosenza!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
----la corazza di Agatocle (????) con altri attrezzi ed una misera lamina d'oro, furono rinvenute in seguito a scavi effettuati sulle gia' citate mattonate di Scalea, in provincia di cosenza ed oggigiorno si possono ammirare, metà nell'antiquarium di Torre Cimalonga di Scalea e metà presso il museo nazionale di Reggio Calabria............................... nel mentre la.......... corazza di Agatocle sulla quale la prof.ssa De Sensi Sestito sta battendo il suo fastidioso.....martello pneumatico......... dicendo che fu scoperta a Santa Eufemia Vetere.......... chissà per quale motivo....... non si può ammirare in nessuna parte del mondo..... dal momento che........non fu mai trovata ed è frutto di invenzioni purissime. Fu trovato un solo pugnale, una minuscola lamina d'oro e intorno a queste 2 cose....ci ricamarono.....l'ira di Dio !!!! fu anche trovato uno scheletro con un piccolo diadema che depone esclusivamente per uno scheletro di donna ma............ la prof.ssa De Sensi Sestito...... esperta di cadaveri..........cosi' come ha fatto con la principessa di Temesa.......... ha detto, nientepocodimenoche..........lo scheletro col piccolo diadema era quello di qualche famoso e rinomato guerriero....................... altro che RIS dei carabinieri!!!! c'è bisogno di scervellarsi con macchinari a raggi ultravioletti e roba simile che sono costosissimi????? chiamate la prof.ssa De Sensi Sestito, promettetele che farete di tutto per appoggiarla nel dire che Terina non era a Nocera e vedrete che ai cadaveri darà prontissimamente un nome e.... se volete....anche un cognome.
Alla prossima puntata!!!!!!!!!!!!!!!!!!
calorosi saluti
"il terineo"
Intervista uscita sul Quotidiano di Calabria (edizione di Catanzaro e provincia) di Martedì 18 Settembre.
L’assessore De Sensi smentisce Macchione
Terina, l’antica città greca era situata a Sant’Eufemia
NOCERA TERINESE – Terina localizzata sul “Piano di Terina” o nell’area di Sant’Eufemia? Il dibattito resta acceso più che mai.
Da una parte c’è chi sostiene la tesi di Adriano Macchione che colloca l’antica città magna greca a Nocera Terinese e chi invece sostiene, come Roberto Spadea e Giovanna De Sensi Sestito, che Terina sia da collocare senza ombra di dubbio nella zona di Sant’Eufemia Vetere.
Durante il convegno di studi “dall’Oliva al Savuto” svoltosi a Campora San Giovanni durante il week-end sembra senza dubbio che la tesi sostenuta dagli ultimi sia prevalente.
Sin dai primi indizi materiali risalenti alla metà dell’Ottocento, ovvero il ritrovamento di un tesoro di gioielli venduto poi alla fine dello stesso secolo al British Museum di Londra, tutto sembra a favore della tesi di Terina nel lamentino. In ogni modo è da chiarire che niente di certo è emerso nel convegno, nessuna verità è stata dichiarata. Solo ipotesi che hanno preso più consistenza.
Durante l’incontro abbiamo avuto modo di sapere l’opinione della De Sensi sul libro di Adriano Macchione “Terina- Temesa-Nucria, ieri, oggi e domani”. «Non ho avuto modo di leggerlo. In ogni caso se la sua tesi mira a smentire che Terina non sia collocabile nel lametino, mi permetto di dire che è rimasto fermo all’ipotesi che risale al Barrio del 1571 quando si ipotizzò, sulla base di conoscenze che fosse sul “Piano di Terina”. Però da quel momento in poi ci sono stati ritrovamenti, ricerche, indagini e soprattutto ritrovamenti concreti quali sono le monete di Terina trovate durante le campagne di scavo. Tutti i ripostigli dell’area hanno restituito, più di ogni altro posto della Calabria, monete di Terina».
Ma perché, allora, c’è chi pensa che Terina sia da collocare a Nocera Terinese?
«Tutti gli scrittori che hanno scritto dopo Barrio, e così anche gli scritti dei cultori locali, sono fatti da accumulo di tesi, di pezzi di libri fatti da altri. Mettendo insieme questi pezzi credono di aver trovato delle prove. Ma una cosa è una teoria, un’interpretazione, una intuizione.
Una cosa, invece, è fare ricerche storiche. Anche una testimonianza di Strasbone non perché è fatta da lui diviene automaticamente la verità. Anche quella bisogna verificare. Figuriamo l’affermazione di un cultore locale, che è un intuizione ma che va dimostrata».
L’autore del libro sostiene che tutto sia nato da un errore di François Lenormant?
«Macché. Anzi, è stata la prima volta che un archeologo di professione si è cimentato a passare al vaglio le ipotesi espresse precedentemente.
Lenormant era un eccellente archeologo, una persona di grande cultura. Fece un primo quadro che Paolo Orsi confermò. Ma sempre a livello di intuizione e delle prime scoperte. Poi ci sono state le altre scoperte, che sono stati i ritrovamenti, i documenti epigrafici. I dati sono chiari. Incaponirsi, cercare di sostenere quello che a livello scientifico non si può sostenere non ha nessun valore».
Qual è il ritrovamento più importante che è stato fatto?
«La tabella di bronzo databile alla prima metà del V sec. a.C recuperata nel corso della campagna di scavo del 2002 in cui viene menzionato il demiurgo, carica presente anche a Crotone. L’epigrafe in genere veniva attaccata sugli edifici pubblici. Questo darebbe una conferma forte dell’appartenenza di queste tracce urbanistiche alla città di Terina».
Silvia Iachetta
Amantea. Luminari a confronto sull’antica città
La verità su Temesa
AMANTEA - E' l'assise scientifica che dirà la parola fine sulla presenza di Temesa nell'area che si estende da Campora San Giovanni a Serra d'Aiello.
Dopo 25 anni dal primo convegno, voluto dal professor Gianfranco Maddoli, dell'Università di Perugia, del quale furono pubblicati gli atti, sulla possibile esistenza dell'antica città omerica proprio nel territorio in argomento, tesi basata più che altro su studi storici e topografici, si arriverà, si spera, in questa due giorni di intenso lavoro, alla definizione scientifica della vicenda “temesiana”, questa volta alla luce di innumerevoli ritrovamenti archeologici avvenuti in questi anni. Alcuni di questi, di enorme valore scientifico, che hanno impegnato la soprintendenza regionale ai Beni Archeologici, oltre al benemerito gruppo archeologico Alybas di Serra d'Aiello, in un approfondito studio dei reperti. I siti di “Camporella” e di “Cozzo Piano Grande” hanno, senza soluzione di continuità, restituito alle popolazioni di Campora e Serra, oltre che al patrimonio archeologico mondiale, segni della storia antichissima di questo territorio, del quale, durante l'evento che si terrà oggi e domani, presso il centro congressi “La Principessa” di Campora, si darà lustro anche oltre al valore segnatamente storico. C'era quasi emozione nelle parole del sindaco di Amantea, Franco Tonnara, quando ieri mattina ha esternato, davanti ai giornalisti, le aspettative della città. Ma Tonnara, che ha anche assicurato che gli atti del convegno in partenza stamattina saranno pubblicati a cura della città di Amantea, pensa alla costituzione del museo archeologico di Campora, anche e soprattutto per le sollecitazioni che arrivano dall'attuale assessore Vadacchino, che non a caso ha una specifica delega all'Archeologia, caso più unico che raro nella nostra Regione.
C'è, dunque un'attesa fortissima, di capire e di vedere acclarato il “pensiero prevalente” che oramai corre tra l'opinione pubblica. Le campagne di scavi, condotte in questi anni con passione e competenza scientifica dal dottor Fabrizio Mollo, sotto il coordinamento della Soprintentendenza ai Beni Archeologici della Calabria, hanno, nella sostanza, fornito moltissimo per porre finalmente certezza sulla presenza dell'antica e ricca città omerica, in questo luogo tra collina e mare, che guarda, ogni giorno, da migliaia di anni, le vicine isole Eolie, già in quel tempo legate alle costa camporese per l'intensa lavorazione dell'ossidiana. A porre “diagnosi”, per l'occasione, sono stati chiamati i più grandi esperti della materia, che in tutti questi anni hanno speso moltissimo nello studio di questa parte di terra calabrese. Tra gli altri i professori Gioacchino Francesco La Torre e Maria Catalbiano Grazia Salamone, dell'Università di Messina, Vincenzo Tinè, del Museo Pigorini di Roma, Marco Pacciarelli, Alfonso Mele e Giovanna Greco dell'Università di Napoli, Luigi La Rocca, della Soprintendenza dei Beni Archeologici di Salerno, Giovanna De Sensi Sestito e Giampiero Givigliano, dell'Università di Cosenza, Roberto Spadea, Rossella Agostino, Fabrizio Mollo, Eugenio Donato e Gregorio Aversa, della Soprintendenza Beni Archeologici della Calabria e Francesco Cuteri dell'Università di Reggio Calabria. Le conclusioni del simposio saranno affidate al professor Maurizio Gualtieri dell'Università di Perugia.
L'importantisso evento, che è patrocinato dalla stessa Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, dall'Università degli Studi di Messina e dal Comune di Amantea, assume, a questo punto, un valore storicoscientifico indiscutibile, e produrrà elementi utili a riaggiornare, a livello internazionale, molti manuali dell'archeologia e della storia antica.
s. m.
La continuazione nell'articolo apparso sul Quotidiano di Calabria (edizione di Cosenza e provincia) di Domenica 16 settembre
Amantea. Il sindaco Tonnara amareggiato per l’assenza delle istituzioni
Sempre più vicina la verità su Temesa
AMANTEA – Si è aperta con una nota polemica la due giorni di studio su Temesa, la città Omerica che aspetta, oramai da 25 anni, di trovare ubicazione certa. E proprio il simposio di questi giorni tenterà di trovare verità e restituire alle popolazioni di Campora San Giovanni e Serra d’Aiello, una storia millenaria.
Si tratta, dunque, di un avvenimento dal valore scientifico indiscutibile. E proprio in riferimento a questa questione, l’assenza delle autorità politiche, a tutti i livelli istituzionali, ha amareggiato il sindaco Franco Tonnara. «E’ una situazione che mi lascia perplesso - ha affermato.
Credo che non si sia compreso appieno il generale valore di questo avvenimento, che potrebbe restituire non solo a questo territorio ma alla Calabria e al patrimonio storico e archeologico mondiale, la antica città di Temesa, così conosciuta in quel tempo e così ignorata dalle istituzioni oggi».
Un richiamo forte, dunque, a chi non ha inteso essere presente alla prima giornata di lavori, così come aveva promesso. Intenso anche l’intervento del sindaco di Serra d’Aiello, Antonio Cuglietta, che, riferendosi al territorio interessato dall’urbanizzazione diffusa di Temesa, ha fatto comprendere come le comunità di Amantea, Campora, Serra d’Aiello, Cleto e Aiello Calabro, siano, nella sostanza, tutte “temesane”.
Interessante anche l’intervento di Demetrio Metallo, presidente della sezione cosentina Turismo di Confindustria, che ha parlato della «cultura come un altro dei fattori fondamentali nella stessa lotta alle organizzazioni criminali che soffocano lo sviluppo della nostra regione».
Affrontato, subito dopo, il nocciolo della questione, che è quello della definizione del luogo di ubicazione dell’antica città mineraria di Temesa. I numerosi interventi, in effetti, hanno fatto comprendere come, a differenza di 25 anni fa, quando la questione fu affrontata dal professor Gianfranco Maddoli, dell’Università di Perugia, ora le possibilità di accertare il luogo di pertinenza dell’insediamento temesano siano notevolmente aumentate, in relazione alle numerose e importanti scoperte archeologiche avvenute negli ultimi anni.
«Intanto - ha detto in sintesi il professor Gioacchino Francesco La Torre - appare banale parlare di un sito unico. Si tratta di un’ampia area con diversi insediamenti, posta tra due approdi praticabili, quali i fiumi Olivo e Savuto, capaci di agevolare l’arrivo di navi da ogni luogo del mediterraneo, tanto da far diventare Temesa uno dei principali snodi regionali di comunicazione». Tuttavia lo stesso professor La Torre è apparso ancora prudente e desideroso di conoscere le conclusioni collegiali del convegno. Meno cauto, invece, è sembrato il dottor Fabrizio Mollo, che in questi anni ha condotto tutte le campagne di scavi realizzate sul territorio. «Da sottolineare - ha affermato in conclusione del suo atteso intervento - che gli ultimi ritrovamenti effettuati ribadiscono la valenza emporica di Temesa, crocevia culturale e snodo strategico in questa area del Tirreno». Una tesi sulla quale si spera si possa trovare definitivo conforto negli atti conclusivi della due giorni in corso.
E per finire l'articolo apparso sul Quotidiano di Calabria (edizione di Cosenza e provincia) di Lunedì 17 settembre
Sciolti i dubbi sull'antica Temesa
“Questo convegno ha segnato, senza dubbio, come credo si proponesse, un nuovo punto di partenza per la futura ricerca, orientata, in relazione alla ricchezza delle relazioni archeologiche e storiche prodotte, su un binario ormai ben segnato, che vede Temesa posta nell’area che va da Campora San Giovanni, a Serra d’Aiello fino a Nocera Terinese. Ma, nonostante ciò, neanche questa volta possiamo celebrarne il battesimo”.